Alija M. Akšamija: ritratti di Bosnia, mostra fotografica
«All’inizio di tutto, c’è un sentiero incancellabile sul quale ho cominciato a camminare liberamente per la prima volta…
Era a Višegrad, su strade dure, irregolari, e come corrose, dove tutto era secco e amaro, senza bellezza, senza gioia, senza speranza, senza diritto alla speranza, dove un sapore amaro e sconosciuto impregna la bocca a ogni passo, dove il calore soffocante, il vento, la neve, la pioggia divorano la terra e le sue sementi, dove tutto cio che è riuscito a spuntare e a portar frutti è immediatamente marcato col ferro rovente, piegato e interrato di nuovo, per l’altro capo, nella tenebre e nell’indeterminato da dove si è sprigionato.
La è difficile passare, andare, tornare… Su quei sentieri spazzati dal vento e lavati dalla pioggia, dove si incontra il bestiame stremato e la gente silenziosa, dal cuore duro, ho eretto il mio primo pensiero sulla ricchezza e sulla bellezza del mondo. Laggiù, debole, ignorante e con le mani vuote, ero felice di una felicità snervante fino al deliquio, felice di tutto ciò che non c’è, non ci può essere e non ci sarà mai».
Così scriveva Ivo Andrić in uno dei suoi rari testi autobiografici. A 120 anni dalla nascita dello scrittore bosniaco Trieste lo festeggia ospitando per la prima volta in Italia la mostra fotografica Alija M. Akšamija, ritratti di Bosnia che si inaugura giovedì 6 dicembre alle ore 19 alla Biblioteca statale “Crise”, Largo Papa Giovanni XXIII, Trieste.
Alija M. Akšamija è nato in Bosnia, a Rogatica nel 1919. Pioniere della fotografia nella Jugoslavia socialista oggi vive a Sarajevo, ma ha trascorso la maggior parte della sua vita nella Bosnia dell’est e a Višegrad, la città di Ivo Andrić, che è stata per entrambi fondamentale fonte di ispirazione.
Si forma a Sarajevo, Belgrado e negli Stati Uniti.
Dopo l’assegnazione del premio Nobel a Ivo Andrić, nel 1961, Akšamija scatta alcuni ritratti dello scrittore accanto al ponte di Mehmed-pascià Sokolović, a Višegrad, il famoso ponte sulla Drina dell’omonimo romanzo.
Andrić, nonostante fosse nato a Dolac, vicino a Travnik, ricorderà sempre come «La prima volta che aprii gli occhi, fu davanti al ponte sulla Drina, a Višegrad… La finestra della mia camera, sull’altra sponda, guardava il grandioso ponte di Mehmed-pascià Sokolović davanti al quale mi soffermavo sempre, da piccolo, avviandomi a scuola. E mentre i miei compagni giocavano sulle sponde del fiume, io, là al centro del ponte, su quel sofà di pietra, preferivo ascoltare, per ore e ore, i racconti degli anziani…».
Negli anni ’70, dieci anni dopo il Premio Nobel, un ormai affermato Ivo Andrić, posa davanti al «suo ponte» sotto l’attento occhio del rinomato connazionale, Alija M. Akšamija. Per la prima volta Andrić si prestato al gioco tra fotografo e modello dopo che per anni la sua immagine si ricavava solo da foto di cronaca o di eventi ufficiali. Andrić si affida alle scelte del fotografo nel quale nutre la massima fiducia e presta la sua totale collaborazione.
Dall’incontro tra queste due forti personalità nasce questo connubio che porta alla realizzazione di immagini come il ritratto del 1972 che a distanza di quarant’anni esatti non perde nulla della sua forza, freschezza e poetica.
Assieme ai ritratti, la mostra Alija M. Akšamija, ritratti di Bosnia, documenta la creatività e lo sguardo sempre nuovo con il quale il fotografo ha guardato alla sua terra. Quella terra dove è «difficile passare, andare, tornare» ma che nel bianco e nero di Akšamija diventa ricca di tutte le sfumature della Bosnia.
Natura, ambienti, volti, architetture, paesaggi, momenti quotidiani della vita pubblica e privata, soggetti classici della fotografia, diventano grazie alla sensibilità dell’autore, immagini sofisticate e di grande impatto visivo.
La sua tenace e continua ricerca gli ha portato molti riconoscimenti, premi nazionali e internazionali (FIAP, EUROPHOT, USUF), e nel 2008 un premio alla carriera.
Questa esposizione, a cura di Mila Lazić e Massimiliano Schiozzi, è realizzata in collaborazione con la Comunità Nazionale Bosniaca di Zagabria, la Comunità Nazionale Bosniaca di Pinguente, la Biblioteca Statale “Crise”, con il contributo della Regione FVG e della Camera di Commercio di Trieste
La mostra rimarrà aperta fino al 23 febbraio 2013 con il consueto orario della Biblioteca Statale.