Per Aquileiam

22 Maggio 2020

Laguna di Marano

Salpate dall’Istria, le navi romane, cariche di anfore, attraversavano l’Adriatico per poi scivolare nelle acque salmastre antistanti Aquileia, dove oggi si espandono le lagune di Grado e Marano.

Sul loro limite si apriva il Canale Anfora, importantissimo per l’Aquileia romana. Penetrandovi, si raggiungevano i vari porti attrezzati sulle vie d’acqua che fluivano intorno alla città. Nel gioco degli scambi commerciali tra la Regio X, detta Venetia et Histria, e il Norico, la Laguna di Marano – la cui formazione è di epoca pre-romana, quella di Grado è più dubbia – era fondamentale. Ce la dobbiamo immaginare come una piattaforma logistica tra mare, fiumi e terra, ragiona Paola Maggi, conservatrice del Museo archeologico di Marano Lagunare, dove raccogliamo varie informazioni sulla rotta che stiamo seguendo, e non solo. La struttura racconta anche l’epoca post-romana e le mutazioni di questo crinale tra terra e acqua, e tra parlata veneta e friulana, ma anche tra possedimenti bizantini e longobardi prima, austriaci e veneziani poi. Non pochi i reperti custoditi al museo, alcuni rinvenuti dai pescatori maranesi. Per questo borgo la pesca è risorsa e identità: la praticano ancora in tanti. Parliamo con un veterano del mestiere, Pietro Dal Forno. Pur se in pensione, continua ogni giorno a uscire con la sua barchetta. Da giovane voleva studiare, ma non aveva i mezzi, e così scelse questo duro lavoro. Ma non se ne è mai pentito, ci dice.


In età romana la laguna ricopriva un importante ruolo di raccordo tra entroterra e mare, tra Aquileia e l’Adriatico, tra navigazione marittima e navigazione per canali e fiumi. Su isole o su lingue di terra, ora in parte sommerse, sorgevano ville dotate di scali attrezzati, che spesso erano situate in corrispondenza dei punti di accesso alla laguna o delle foci dei fiumi navigabili. I fondali restituiscono evidenti segni dei commerci antichi, costituiti soprattutto da anfore.