Per Aquileiam

22 Maggio 2020

Gemona

La fontana di Silans, ai piedi di Gemona del Friuli, conserva il toponimo della stazione romana Ad Silanos, “alle acque zampillanti”, sulla rotta per il Norico.

Lo ricorda una targa posta lì davanti, precisando che anche altri antichi viaggiatori, di epoche successive, si dissetarono con quest’acqua. La fontana è al centro di una piazzetta da cui si dirama uno stradello di erba e terra: ciò che rimane della vecchia via. Conduce a un lavatoio del XVI secolo, ed è costeggiato da un muraglione. Un pezzo collassò a causa del violento sisma del 1976, rivela un abitante del posto, Sergio Pitini. Scordare il giorno in cui la terra tremò è impossibile, aggiunge. I quattrocento morti e le ventimila case distrutte fecero di Gemona “la capitale del terremoto”. La ricostruzione, ammirevole, restituì la vita a ogni pietra, per com’era e dov’era prima della grande scossa. Appena fuori città, procedendo verso nord, facciamo un altro incontro. Davanti alla sua cantinetta, Augusto Gubiani sta pulendo grossi recipienti di plastica per il vino. Ha una vigna qui vicino. Nella cantina ci sono una panca e un tavolino, vasi di rame e attrezzi vari. Ambiente caldo, e quel tipico odore di muffa. Su un muro notiamo il manifesto di una commemorazione italo-austriaca che annualmente si tiene al Passo di Monte Croce Carnico in onore delle vittime del ‘15-‘18. C’è scritto che la pace di cui noi europei godiamo passa dalla memoria delle guerre che ci facemmo. Gubiani prende sempre parte a questo evento.


Sette sono i castra ricordati nell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono come fortezze servite da presidio ai Longobardi per fronteggiare le incursioni degli Avari nel 610 d.C. Tra di esse compare Glemona, che per la sua posizione strategica doveva essere già luogo di una certa rilevanza in età romana, come rivelano diverse scoperte archeologiche. Il passaggio dell’antica via diretta al Norico è dimostrato dal rinvenimento di un tratto di pavimentazione stradale.