Dall’Abbazia di San Gallo ci spostiamo a Resiutta, borgo adagiato sulla croce d’acqua formata dal Fella e dal torrente Resia. Visitiamo il piccolo museo dedicato alla vicina miniera di bitume, a quota mille circa.
Pur se ebbe vita breve – da Ottocento a metà Novecento – segnò la storia del paese. Foto d’epoca, campioni di roccia e attrezzature esposte nel museo ricordano gli stenti dei minatori nel loro quotidiano avventurarsi nel sottosuolo. Il bitume, da cui si ricavava olio combustibile, veniva lavorato in uno stabilimento sul Resia, alle porte del paese. Se ne sta ancora lì, enorme e vuoto, testimone di un lavoro, in un luogo difficile. Il Canal del Ferro è stretto e arcigno, avaro di opportunità. Più avanti, a Chiusaforte, dove pare passasse il confine tra Regio X e Norico, apprendiamo che la vallata si sta spopolando. Di questo passo, nel 2050 non avremo più abitanti, spiega allarmato Fabio Paolini, presidente della cooperativa che ha trasformato l’ex stazione ferroviaria in un piacevole ristoro lungo la ciclovia Alpe-Adria. Va da Grado a Salisburgo, e proprio a quest’altezza corre su un tratto dismesso della ferrovia Pontebbana, che collega Udine e Tarvisio. La soppressione di questo ramo, sostituito da uno moderno, avvenne alla metà degli anni Novanta. Nello stesso periodo chiuse la caserma Zucchi, che ospitava centinaia di alpini: una presenza vitale per l’economia di Chiusaforte. Oggi la scommessa è il turismo sostenibile. Non è facile ma bisogna crederci, afferma Fabio Paolini.
Lungo la valle del Fella si distribuiva il sistema di controlli doganali sul confine tra Italia e Norico, che passava nei pressi dell’odierna Chiusaforte a Larice, tappa segnata in un itinerario antico. Sul versante italico vi era la statio Plorucensis, identificabile con Resiutta sulla base di un’iscrizione votiva: l’epigrafe riporta la dedica al dio Silvano da parte di Auctor, addetto alla dogana. Lo sviluppo della Resiutta romana è documentato a partire dal I secolo d.C.