Per Aquileiam

22 Maggio 2020

Aguntum

Dopo Monte Croce Carnico la strada scende. Attraversiamo boschi ordinati e prati curati. Una cinquantina di chilometri, e siamo al sito archeologico di Aguntum, alle porte dell’odierna Lienz, nel Tirolo.

Gli scavi hanno portato alla luce il foro, il macello, le terme e altri elementi di questa città romana. Sopra le rovine corre un viadotto stradale. Sfrecciano auto e tir. Nel museo coperto, accanto al sito, troviamo diverse anfore, alcune di provenienza istriana. Oltre all’olio, la derrata che motiva il nostro viaggio, potevano contenere vino, conserve di frutta o salsa di pesce, molto apprezzata nell’antichità, rivela Hannes Rohracher, guida al museo. Aguntum – aggiunge – dimostra la forza della rete distributiva romana, che permetteva alla gente del Norico di consumare alimenti mediterranei e a quella del Mediterraneo di rifornirsi delle materie prime, su tutte il ferro, di cui il Norico era ricco. La nascita di Aguntum è legata al loro sfruttamento. La fine, invece, si deve alla forza d’urto di Avari e Slavi: la rasero al suolo all’inizio del VII secolo mentre guerreggiavano con il duca di Baviera. Da Aguntum ci spingiamo per qualche chilometro nella vallata del fiume Drava, lungo la quale i Romani costruirono un collegamento con Virunum. La strada odierna è una statale trafficata, che solo di rado sfiora il fiume. A un certo punto compare un’enorme segheria. Tante cataste di legna, tanti capannoni. Su uno c’è impresso il nome dell’azienda: Norica. Un po’ scontato, ma suona bene.


Il Municipium Claudium Aguntum costituiva una tappa dell’itinerario più occidentale per chi da Aquileia si dirigeva Oltralpe per raggiungere la Val Pusteria. La città, divenuta municipium sotto l’imperatore Claudio, era un centro minerario e commerciale che sfruttava le risorse locali di ferro, rame e zinco. Vi sono stati riconosciuti le mura di cinta, vari edifici pubblici, una sontuosa dimora e un quartiere artigianale, anche con botteghe per la lavorazione dei metalli.